Ho più volte notato una certa perplessità nelle persone, anche tra i credenti, rispetto alla pratica del digiuno: molti la considerano anacronistica o difficile da praticare, alcuni la praticano al più in situazioni eccezionali, quando per esempio c’è un appello esplicito del Santo Padre per pregare per la pace o altre particolari situazioni. Eppure il digiuno è una pratica molto apprezzata nella tradizione della Chiesa e più volte richiamata da Gesù stesso nel Vangelo.
Forse per comprenderne il valore possiamo partire da quell’attività umana di cui il digiuno è un’interruzione: il mangiare. Mangiare ci mette in relazione con il mondo. Abbiamo bisogno di mangiare, cioè non siamo autosufficienti.
Dobbiamo introdurre in noi una parte della realtà esterna. Sappiamo però che alcune cose che introduciamo in noi possono farci male o addirittura avvelenarci. È evidente che questa azione ha anche un valore simbolico, perché non ci nutriamo solo di cibi, ma anche di immagini, di parole, di affetti.
Il digiuno ci permette di fermarci e prendere le distanze. Digiunando possiamo guardare meglio quello che abbiamo davanti e scegliere consapevolmente di cosa vogliamo nutrirci.
Dal punto di vista spirituale, il digiuno è anche un modo di creare spazio, affinché Dio possa abitare in noi senza essere confuso tra cose inutili e dannose.
La pratica del digiuno ci coinvolge con il corpo e con la volontà, ci permette di liberarci dal rischio di una relazione solo intellettuale o psichica con il Signore: prendiamo consapevolezza di stare davanti a lui così come siamo.
Nel Vangelo e poi nella tradizione dei Padri, il digiuno è messo in relazione con la segretezza e con la solidarietà: è una questione personale che non va sbandierata ed è bene che si traduca in un’azione a favore degli altri.
L’Abba Iperechio ricorda che è meglio mangiare e bere carne piuttosto che divorare con la maldicenza i propri fratelli.
Il digiuno quindi non ha senso se è incoerente con il resto della vita. Attraverso l’esercizio del digiuno siamo anche aiutati a crescere nella capacità di gestire noi stessi e di allontanare i demoni, non solo quelli esterni a noi e che minacciano gli altri, ma anche i demoni che ci abitano. Gesù ricorda infatti che alcuni tipi di demoni possono essere scacciati solo con la preghiera e con il digiuno (Matteo 17,21).