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Il mistero di Dio non è un enigma...

27/04/2023  Il Mistero dei cristiani non vuol dire "spegni il cervello e credi alla cieca". La non è un segreto ma una inesauribile profondità

Quando ero studente di teologia, ho fatto un mese di studio di lingua francese con studenti internazionali ad Angers, in Francia. Durante una conversazione a ruota libera con alcune tutrici francesi, una ragazza americana, protestante, disse: «Sono andata in Chiesa qui. Sono rimasta affascinata dai canti e dalle preghiere. Purtroppo non capisco bene». E una delle ragazze le rispose: «Non è la lingua che capisci, ma la cosa in sé è incomprensibile. I cristiani ci dicono che tutto è mistero!». Purtroppo, la tutrice diceva una cosa che si sente spesso dire e che diventa una scappatoia dalla spiegazione e dall’approfondimento. «È un mistero» diventa sinonimo di «spegni il cervello e credi alla cieca». Eppure, la fede non è fideismo ed essere credenti non è essere creduloni.

Vi avevo promesso di parlare in alcune puntate del mistero della salvezza e ci tenevo, prima di toccare queste categorie, di metterci nello spirito giusto. Innanzitutto, mistero non significa enigma. L’enigma resta insoluto. Il mistero, invece, è inesauribile. Comprendi qualcosa, ma non è tutto finito, perché non finisci di comprendere cose nuove e in modo sempre nuovo. Il mistero non è la nebulosa incomprensibilità, ma è una luce infinita. Il mistero, nel cristianesimo «non indica un contenuto inaccessibile e segreto, ma un’inesauribile accessibilità e profondità» (Jürgen Werbick). Niente come la persona di Gesù può spiegare meglio il senso del mistero. Gesù è il novum, la novità di Dio, una novità che rinnova tutte le cose e ci presenta Dio in maniera nuova. Sovente, ricorriamo alle cose passate e che conosciamo per interpretare le novità.

Quando gli apostoli e i primi cristiani sono stati stravolti dall’evento Gesù Cristo – e specialmente dal mistero pasquale, ovvero, la sua morte e la sua risurrezione – si sono trovati davanti a una novità inaudita. Per questo hanno fatto ricorso a ciò che sapevano per spiegarne il senso. E così, hanno usato categorie come quella del sacrificio per interpretare la morte di Gesù e la redenzione. Tanti oggi, purtroppo, conoscono e usano soltanto questa categoria per spiegare la morte e la risurrezione di Gesù. Ma, in realtà ci sono tante altre categorie e analogie utili, anzi, necessarie per spiegare il mistero. Vi do appuntamento per la prossima volta per parlare della prima di queste categorie: la salvezza come illuminazione!

 
 
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