Strano destino quello dell’Imu, la tassa sulla casa destinata a risorgere dalle sue ceneri e costare ancora di più, ormai incontrollata e incontrollabile anche politicamente. Berlusconi aveva individuato la sua soppressione come punto irrinunciabile dell’appoggio al governo di Enrico Letta. Era il punto centrale: via l’Imu o ce ne andiamo. Il capo del Governo aveva dovuto sopprimerne almeno il nome, reperire risorse e accontentarlo suo malgrado per non scivolare nel tranello del Cavaliere. Ma visti gli aumenti delle nuove tasse sulla casa inseriti nella legge di stabilità è sembrato un gioco delle tre tavolette.
Oggi che i rapporti di forza nel governo sono ben diversi, con un Pd praticamente egemone appoggiato da partitini minori (quel che resta di Scelta Civica e quel che resta del Pdl) l’Imu continua a fare discutere. Come è noto il Pd non ha mai digerita la soprressione di questa patrimonilalina e ha dovuto far buon viso a cattivo gioco. A difendere la sua abrogazione sono soltanto gli alfaniani (celebre la sua frase “missione compiuta dopo la cancellazione della prima tranche, quando non era ancora diversamente berlusconiano). Paradossalmente, i falchi di Forza Italia dicono che l’Imu è ancora presente sotto mentite spoglie. Oltretutto in molti Comuni i cittadini si preparano a pagare la differenza di aliquota che il Governo non è in grado di coprire del tutto (oltretutto senza avere diritto alle detrazioni per i figli a carico). L'effetto politico insomma non si vedrà. Insomma, un pasticcio mai visto, che non porta nemmeno consensi a chi si è proposto di abrogarla.