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martedì 17 settembre 2024
 
Domenica della Parola
 
Credere

Non una volta all'anno ma una volta per tutto l'anno

20/01/2022  La ricorrenza, il 23 gennaio, della Domenica della Parola ci stimola a moltiplicare le occasioni per leggere la Bibbia, meditarla, studiarla, pregarla, condividerla con altri. Per crescere verso un’autentica spiritualità

Cari amici lettori, domenica 23 gennaio ricorre – per la terza volta ormai – la Domenica della Parola, auspicata da papa Francesco al termine del Giubileo nella lettera apostolica Misericordia et misera e poi istituita con la lettera Aperuit illis il 30 settembre 2019. Un appuntamento che ha preso piede ormai nelle nostre parrocchie e che rivela un diffuso desiderio di “avvicinarsi” alle Scritture, di conoscerle, di approfondirle, di pregarle, di farne la guida della vita.

E questo mi sembra un bel segno, da non lasciar cadere trasformandola in una semplice ricorrenza. In Aperuit illis il Papa esortava: «Il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non “una volta all’anno”, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto».

Due belle storie all’interno del quarto numero di Credere del 2022 (padre Jean-Paul Hernandez e Paolo de Martino) ci testimoniano quanto possa essere decisivo un incontro personale con la Parola, che è incontro con Gesù stesso che ci parla (Dei Verbum). Dobbiamo però anche dire che la nostra dimestichezza quotidiana con la Bibbia, come cattolici, è ancora scarsa.

È il risultato di un lungo sviluppo storico su cui non voglio ritornare qui, basti dire – a mo’ di sintesi – che moltissimi italiani la comprano, ma poi spesso rimane sullo scaffale: chi prova a leggerla per conto proprio, presto si scoraggia. Altre volte non la si accosta forse per timore reverenziale, per un senso di inadeguatezza (culturale, teologica…), per timore o semplice mancanza di abitudine.

Forse su questo punto è richiesto alle nostre comunità cristiane uno scatto in avanti: moltiplicando le occasioni per ascoltarla, meditarla, pregarla,studiarla. Facciamolo da soli, ma anche in piccoli gruppi, magari nelle case, leggendola e condividendo con altri le proprie riflessioni, in incontri di parrocchia e di diocesi… Facciamoci aiutare, con la presenza magari di una persona che possa guidarci ad avvicinarla (un catechista, un diacono, un sacerdote…), lasciamo emergere domande e dubbi, ma non lasciamo cadere questo desiderio.

Mi piace qui ricordare un’espressione di don Giacomo Alberione, il fondatore dei Paolini, congregazione a cui appartengo e che edita Credere, il quale ha promosso la lettura della Bibbia ancora molto tempo prima del Concilio, già negli anni ’30, promuovendo edizioni di Bibbie popolari, con la convinzione che un’autentica fede e spiritualità cristiane si formano solo a contatto con la Parola di Dio. «Dobbiamo leggere la Bibbia con immenso affetto e devozione», scriveva in un libretto del 1933, Leggete le Sacre Scritture, «come un figlio, lontano dalla casa paterna, legge la lettera del padre suo.

La Bibbia, infatti, è una lettera del Padre celeste, inviata ai suoi figli, gli uomini». Ed esortava: «Leggiamola! In essa noi troveremo la via del cielo». Non preoccupiamoci di capire tutto e subito, se ci sono cose che non afferriamo immediatamente, se ci sorgono domande. Perché «il Signore ha nascosto nella sua Parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla» (sant’Efrem, citato in Aperuit illis).

 
 
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