Nella lotta contro la tratta di persone tutti siamo chiamati alla responsabilità, perché ci sono “enormi guadagni sulla pelle dei poveri, tutti ci mangiano tranne loro”. È l’appello lanciato da suor Eugenia Bonetti, che ha scritto le meditazioni per la Via Crucis di quest’anno. La religiosa,80 anni di cui 24 vissuti in Africa, missionaria della Consolata, è la sesta donna alla quale un Pontefice chiede ispirazione per il momento più solenne del Venerdì Santo. La prima fu, nel 1993, madre Anna Maria Cànopi, chiamata da san Giiovanni Paolo II. Nel 1995 toccò alla protestante Minke de Vries. Quindi nel 2011 Benedetto XVI scelse l’agostiniana suor Maria Rita Piccione. Nel 2012 è stata la volta di una coppia di coniugi: Danilo e Anna Maria Zanzucchi. Nel 2017 infine la scelta è caduta sulla teologa francese Anne Marie Pellettier.
“Non è lecito distruggere la vita di queste persone”, ha ribadito la missionaria della Consolata parlando ai giornalisti in Sala Stampa Vaticana. “Una riflessione sulle donne schiave, una chiamata alla responsabilità per mettere fine al dramma di tante giovani”: così suor Eugenia ha definito la Via Crucis che il Papa presiederà al Colosseo in questo Venerdì Santo. Chiamata a questo compito dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, suor Eugenia ha subito risposto sì “anche perché un no non era contemplato”, ha spiegato sorridendo. Il suo sogno, ha raccontato, è che al Colosseo, luogo di sofferenze del passato, oggi si raccolgano i dolori di tante donne “senza volto, senza nome, senza speranza, trattate solo come usa e getta”.
Raccontando di sé, suor Eugenia ha ricordato i suoi 24 anni in Kenya “tra i giovani che desiderano un futuro”; del suo rientro in Italia in un centro di ascolto per immigrati. “Io non volevo stare lì, il mio posto era in Africa”. Ma è l’incontro con Maria, una giovane prostituta, a cambiarle la vita. “La mia conversione passa nei singhiozzi di questa donna che era venuta a chiedere aiuto ma io non avevo tempo per ascoltarla perché iniziava la Messa. Mi ha accompagnato in chiesa, tutti mi guardavano perché era strano vedere una suora insieme ad una ragazza di strada. Mentre pregavo ho sentito il suo pianto, lei era uscita dalla Messa perdonata, io sconvolta tanto da non dormire la notte. Il Signore mi aveva indicato la via da seguire”. Da lì il suo impegno a salvare le donne che in tante riconoscono e chiamano “mamma”.
La sua storia, la sua lotta, la sua missione tra le ragazze nel numero 16 di Famiglia Cristiana