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lunedì 27 marzo 2023
 
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Quale speranza per quei piccoli costretti a migrare

07/11/2019  Oltre 70 milioni di persone nel mondo sono “in movimento forzato”, circa 30 milioni di loro sono bambini. Alle loro difficili situazioni e alle loro fatiche, non solo fisiche, è dedicato il convegno, che il nostro Cisf ha organizzato insieme al Iccfr, "Famiglie e minori rifugiati e migranti. Proteggere la vita familiare nelle difficoltà" (Roma, 14-16 novembre 2019)

Quest’anno ricorre il trentesimo anniversario dell’approvazione della “Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (1989), poi sottoscritta da 194  Paesi del mondo. L’Italia ha aderito nel 1991, segnalandosi per una volta per un certa tempestività – ultima nazione ad aderire è stata la Somalia, nel 2015. E non si può non segnalare che gli Stati Uniti  non hanno ancora aderito a tale documento, nonostante le diverse amministrazioni che di volta in volta hanno retto la Presidenza USA.

In questi trent’anni si sono fatti nel mondo numerosi passi in avanti a tutela dei bambini, ma molte sono le aree di sofferenza e criticità esistenti: in positivo, ad esempio, molto è stato fatto contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, e contro il lavoro minorile, promuovendo al contempo l’istruzione per tutti (obiettivo che rimane però ancora lontano, in troppe parti del mondo). Esemplare il caso di Malala, la bambina che nell’ottobre 2012 rischiò la vita in Pakistan ad opera dei talebani, che non accettavano che una bambina  “volesse studiare”, ma premiata poi con il Nobel per la pace nel 2014, diventando così un monito vivente  su un tema spesso dimenticato. Tuttavia molto c’è ancora da fare, per difendere i bambini che in troppe aree del mondo vivono in famiglie con meno di un dollaro al giorno, senza acqua pulita e senza accesso all’istruzione, ma anche per difendere quei bambini che anche nelle società opulente sono dimenticati, sfruttati, violati: magari coperti di regali, di videogiochi e di smartphones, ma emotivamente abbandonati , troppo spesso vittime dei conflitti tra gli adulti, quando non oggetto di sfruttamento sessuale.

Chi si occupa di famiglia non può non interrogarsi sulla condizione dei bambini, su come promuovere il loro benessere, su quali sono i rischi da cui proteggerli. Il Cisf, in particolare, quest’anno, ha voluto dedicare la propria attenzione alla situazione di milioni di bambini che oggi sono coinvolti nei processi migratori, che sono sradicati dalle proprie terre di origine, che si trovano in viaggio, spesso per migliaia di chilometri, a volte insieme alla propria famiglia, altre volte da soli, in terra straniera, troppo spesso morti in viaggi della speranza che si trasformano in viaggi dell’orrore – anche davanti alle spiagge del nostro Paese.

Insieme all’ICCFR (International Commission for Couple and Family Relations)  il Cisf ha organizzato la Conferenza Internazionale Famiglie e minori rifugiati e migranti. Protrggere la vita familiare nelle difficoltà (Roma, 14-16 novembre 2019). Vai al modulo di iscrizione in italiano  

Tre giorni di incontri, di relazioni e di discussioni, per riflettere sulla dimensione globale dei fenomeni migratori, per confrontare il contesto italiano con quello internazionale,  per condividere strategie positive di governance globale e locale. Oltre 70 milioni di persone nel mondo sono “in movimento forzato”, circa 30 di loro sono bambini; e se l’area mediterranea è certamente uno dei punti “caldi” (e il nostro Paese ancora di più), non si deve dimenticare che altre nazioni ospitano milioni di profughi e rifugiati, con risorse ben inferiori a quelle della “ricca” ma fredda Europa: in Libano ci sono oltre un milione di rifugiati su una popolazione di 6 milioni, e sono oltre 4 milioni i venezuelani fuggiti, senza contare le migrazioni interne a singoli Paesi (ad esempio in Siria, ma anche in molti Paesi africani). E in questi giganteschi flussi migratori, troppo spesso i bambini sono “gli ultimi degli ultimi”, e i loro diritti rimangono “solo di carta”: affermati ma calpestati. Confidiamo che anche l’incontro di Roma sia un piccolo passo per non voltare la testa dall’altra parte.

 

* Direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia)

 
 
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