Gentile professoressa Spotorno, mio figlio sta finendo la prima media; a parte i primi giorni di scuola, in cui i ragazzi arrivavano e si sedevano dove volevano, gli insegnanti hanno assegnato i posti, ignorando le amicizie ma secondo criteri che garantissero ordine. Ogni mese qualche spostamento, ma sempre con una piantina della classe e note a chi non la rispetta. Mio figlio è un ragazzino tranquillo e per questa ragione viene sempre messo a fianco di un compagno agitato o con qualche problema. Per questo mi ha chiesto di parlare con gli insegnanti per chiedere se può essere spostato vicino al suo amico. Io vorrei avereun consiglio da lei perché mi chiedo se sia giusto e corretto farlo.VIRGINIA
— Grazie Virginiaper la tua lettera e per il tema di cui mi permetti di parlare: il compagno di banco. Mi è tornata alla mente una bellissima poesia di Marino Moretti in cui torna ai tempi della scuola ricordando quei suoi compagni di banco a volte così diversi da lui e ormai persi di vista ma che, in quel luogo speciale che è la scuola, sono cresciuti con lui fianco a fianco, supportandosi nei momenti di difficoltà e dando vita a un rapporto che neanche il tempo ha scolorito. Questo nella poesia e nel ricordo ma a volte, come nel caso di tuo figlio, si vive con malessere lo stare in classe a fianco di chi è così diverso da noi.
Purtroppo noi insegnanti dedichiamo poco tempo all’osservazione dei nostri studenti e lo facciamo per ottenere al più presto un “setting” dove insegnare avvenga nel silenzio e nell’ordine. Nascono così le famose piantine che rimangono cristallizzate sulla scrivania e nelle nostre menti per tutto l’anno, quasi che banco e studente fossero un tutt’uno. In realtà l’organizzazione della classe dovrebbe essere funzionale al benessere di tutti e a ciò che si sta facendo. Ciò implicherebbe anche una riflessione non solo sugli obiettivi didattici, ma pure sulle modalità di interazione e sugli obiettivi sociali che si vogliono raggiungere.
L’insegnante, dopo una prima osservazione, un po’ come un direttore di un coro o di un’orchestra che mette vicino chi si accorda meglio ma allo stesso modo permette l’armonia nell’esecuzione del brano, dovrebbe riuscire a individuare le migliori geometrie per stare bene in aula. Purtroppo nelle nostre vecchie scuole non sono molte le geometrie realizzabili e, anche se i corsi di formazione ci hanno insegnato interessanti strade da percorrere, spesso per la conformazione delle aule ci troviamo costretti a rispettare il vecchio schema di banchi sistemati a due a due su più file. Ma è nostro dovere capire se tutto questo crea un qualche disagio. Quindi, cara Virginia, se ciò non è accaduto parlerei sicuramente con il coordinatore della classe di tuo figlio perché possa finire l’anno serenamente.