Jean Paul Sene al cantiere sul Monte Bianco (foto funivie Monte Bianco)
Nel suo Paese le montagne più alte sono poco più che delle colline. E la neve l’ha vista solo in tv. Ora lavora nel cantiere più alto d’Europa, a 3.500 metri, tra roccia e ghiacciai, a temperature che d’inverno hanno sfiorato i meno venti. Si chiama Jean Paul Sene, ha 37 anni, viene dal Senegal, e fa il carpentiere per una ditta che sta lavorando sul massiccio del Monte Bianco, per la costruzione della nuova, avveniristica funivia che salirà da Courmayeur fino a punta Helbronner.
Il cantiere sul Bianco (Foto Funivie Monte Bianco)
“Il monte Bianco? Il nome me lo ricordavo perché lo avevo studiato in geografia quando ero studente. Ma mai mi sarei aspettato di andarci a lavorare”, ammette l’operaio africano. “Ho sempre vissuto in pianura nel mio Paese. Ma se devo dire la verità, lavorare a questa altezza non mi ha creato problemi particolari, eccetto il freddo che soffro molto”.
Jean Paul, ribattezzato al cantiere, “Fiocco di neve”, è una delle maestranze super-selezionate per lavorare quassù, alla stazione d’arrivo dell’impianto funiviario. A 3.500 metri d’altitudine non basta avere un mestiere in mano, ma si deve avere la fortuna di possedere un fisico che non patisca il mal d’altura. Jean Paul, come gli altri trenta tra operai e tecnici che lavorano a punta Helbronner, ha dovuto sottoporsi a un severo controllo medico presso l’ambulatorio di Medicina della montagna di Aosta e alla prova dell’ipossia. Perché lavorare a questa quota significa operare in condizioni estreme, con carenza d’ossigeno. Quassù sollevare un sacco di cemento o azionare un martello pneumatico costa il doppio, il triplo della fatica e i tempi di recupero s’allungano.
(Foto Funivie Monte Bianco)
Non a caso è attesa al cantiere un’equipe medica che salirà a monitorare le condizioni fisiche degli operai, ed è la prima volta che accade in Italia qualcosa di simile. E ancora non a caso a metà del secolo scorso le maestranze che salirono sul Bianco per costruire la funivia ancora funzionante (nel maggio del 2015 sarà inaugurata la nuova) erano tutti valdostani scelti tra scalatori e guide alpine.
“Nel 2011, anno d’avvio del cantiere, furono più d’uno i malori patiti dalle maestranze. Abbiamo dovuto sperimentare diversi turno di lavoro, fino a capire che con sette giorni di permanenza in quota e quattro di riposo, il fisico rispondeva meglio“, spiega l’ingegner Renzo Cipriano, direttore dei lavori. Jean Paul vive ad Aosta da cinque anni; il resto della famiglia, moglie e due figli di 12 e 14 anni, è in Senegal. I ragazzi guardano al papà con orgoglio: “Lavori in paradiso”, m’hanno detto, quando hanno saputo dove sarei andato. E ho promesso loro che li porterò quassù”.
Un progetto per il futuro? “Certo, scrivere un libro, in lingua francese, su questa straordinaria esperienza professionale e umana”.