Caro padre, vediamo i palestinesi a Gaza tornare a casa, a piedi, con le giumente, con i bambini in braccio, con i malati nelle lettighe, quel poco da portarsi dietro dopo una guerra subìta che ha massacrato senza pietà, anzi con cieco odio, più di 60 mila persone, tra cui donne e bambini.

Sono stati bombardati ospedali, scuole, chiese, case, con il deliberato intento di fare scappare i palestinesi dalla loro terra per lasciarla ai coloni. Ci chiediamo: «Dove sei Dio che permetti tutto ciò?».

Cristo è scappato dalle nostre chiese, è sceso dalla croce, per andare di corsa in Siria, Palestina, Afghanistan, Kurdistan, nelle periferie del mondo, per consolare gli afflitti, curare i malati, seppellire i morti, abbracciare gli orfani, sostenere le vedove.

Mi sembra di vederlo mentre suda sangue nel Getsemani, a Gaza mentre prende in braccio il corpo straziato di un bambino, o copre pietosamente con un lenzuolo un corpo maciullato di una donna, o tiene per mano un anziano solo, mentre esce barcollando dalle rovine di casa sua.

Cristo non è indifferente, ma muore ogni giorno accanto ad ogni uomo o donna che lasciano questo mondo. Ma poi risuscita, ogni volta, sempre, per ricordarci che la vita in questo mondo è un transito e non una fermata, e che tutte le lacrime che abbiamo versato per il male saranno stelle che illumineranno un mondo migliore.

ORAZIO ANTONIO MALTESE - ACIREALE (CT)


Caro direttore, vorrei esprimere la mia opinione riguardo alla guerra in Terra Santa. A volte penso in che stato d’animo può sentirsi una donna quando aspetta un figlio, sapendo che altri lo manderanno in guerra a uccidere e a morire per niente.

La soluzione sono due popoli e due stati? Vista l’impossibilità di cambiare le idee agli antagonisti, proporrei invece tre stati: quello di Israele, di Palestina con coloro, da ambo le parti, che hanno voglia di menare le mani. E in un terzo stato metterei tutti coloro, ebrei e palestinesi, che rifiutano la violenza e decideranno di far vivere un futuro dignitoso ai propri figli, seppellendo per sempre odio e armi.

RENATO SGARBOSSA – GALLIERA VENETA (PD)


Cari amici, alle vostre considerazioni e provocazioni aggiungo che Dio è morto anche accanto a ogni ebreo massacrato il 7 ottobre 2023 sotto i colpi disumani dei terroristi di Hamas o morto in cattività nei tunnel di Gaza.

Però quello a cui stiamo assistendo, con bombardamenti quotidiani in cui muoiono ogni giorno decine di bambini, ha raggiunto un livello di disumanità senza precedenti alle nostre latitudini in tempi recenti.

Ci stiamo anestetizzando rispetto a questa tragedia, che viviamo indifferenti, come fosse un film. Nessuno può più giustificare questo eccidio sistematico di innocenti in nome della sconfitta dei terroristi di Hamas, un mix mortale di bombe e riduzione alla fame di migliaia di innocenti a Gaza da parte del regime di Netanyahu.

Non bastano le frasi di circostanza, perfino dei Paesi arabi che preferiscono fare affari d’oro con Trump che difendere i loro fratelli di fede, triste segno di questi tempi. O al massimo le felpate critiche che vengono dalle cancellerie europee e mondiali (con l’eccezione del Governo italiano, che finalmente sta prendendo posizioni più nette), condizionate più dal marketing politico (i sondaggi per sapere cosa ne pensano gli elettori) che dall’alta politica.

Questo ci dice come il senso di umanità ormai non stia più di casa nelle relazioni tra Stati e come le vestigia del diritto internazionale, costruito sulle macerie della Seconda guerra mondiale, siano ormai cose superate. Pessima premessa al tempo che si apre.

Insomma, prevale la ragion di Stato. Quello israeliano, di un Netanyahu che deve prolungare sine die la guerra per restare in sella al potere, sostenuto da un Governo di ultradestra, messianista, disposto a ogni cosa pur di realizzare il sogno della conquista della Terra promessa e risolvere con le cattive la questione palestinese.

Cacciando chi lì ci abita da secoli e facendo strame di ogni principio minimo di umanità. Non solo a Gaza, sotto attacco e oggetto di paventati e crudeli progetti di deportazione dei 2 milioni di abitanti per farne una “terra libera” (Trump dixit), magari un resort per ricchi.

Ma le cronache raccontano anche che in molte aree della Cisgiordania, territorio che avrebbe dovuto costituire la base del futuro Stato palestinese secondo la risoluzione Onu n. 181 del 1947 (rimasta disattesa e riproposta di recente con la risoluzione n. 79 votata da tutti tranne, tra gli altri, dagli Stati Uniti), l’aggressività dei coloni israeliani rosicchia terreno giorno dopo giorno ai palestinesi.

Mentre stiamo scrivendo si parla di negoziati a Doha per un cessate il fuoco a Gaza. Speriamo. Ma come può Dio, tornando alla domanda di Orazio, permettere questo?

La risposta l’ha data Leone XIV, che ha invocato la vera e unica volontà di Dio: la pace e la giustizia tra i popoli. Tutto quello che vi si oppone, addirittura usando, bestemmiandolo!, il suo nome (v. il nome dell’operazione di guerra di questi giorni: “Carri di Gedeone”) è solo volontà omicida degli uomini.

Gesù soffre per il male nel mondo, ma agisce attraverso le nostre mani e la nostra preghiera, perché i cuori induriti abbiano un sussulto di umanità. L’alternativa è l’annichilimento di ogni futuro possibile.