Proprio in queste ore il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, dovrebbe ricevere il rapporto degli ispettori che indagano sull'uso di armi chimiche in Siria. Fioriscono le anticipazioni, più o meno credibili. Ma il quadro che si delinea con maggiori probabilità è questo: accertate le responsabilità di Assad nell'uso dei gas e nell'aver commesso crimini di guerra efferati. Crimini di guerra che, però, sarebbero stati commessi anche dalle formazioni armate dei ribelli.

A parte il definitivo parere sulla questione dei gas, quindi, nulla di nuovo sotto il sole. Da molto tempo, ormai, si sa che le cose stanno così, che atrocità innominabili vengono ogni giorno commesso su questo e sull'altro lato della barricata. Quando il rapporto Onu sarà ufficializzato, però, verrà allo scoperto una questione spinosa. Il criminale Assad, finita la guerra, dovrà essere processato alla Corte penale internazionale dell'Aja, come avvenne per Slobodan Milosevic e gli altri protagonisti delle stragi nell'ex Jugoslavia.

Fin qui tutto chiaro. Ma che si fa con i gruppi della ribellione anti-Assad, se giudicati dagli ispettori protagonisti di crimini di guerra e contro l'umanità? Gli Usa, l'Arabia Saudita e il Qatar continueranno a fornir loro armi e denaro? Li processeremo all'Aja? E chi processeremo, visto che ormai nessuno sa più chi comandi da quelle parti? Oppure faremo finta di niente e ci accontenteremo di abbracciarli se vincitori, un po' come è successo in Kosovo e in molti altri Paesi dove una dubbia rivoluzione ha scalzato un'indubbia dittatura?