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Il pensiero è al Centrafrica e al Giubileo della Misericordia che papa Francesco vorrebbe aprire il 29 novembre proprio in quel Paese africano ("Ho in animo di aprire la Porta santa della cattedrale di Bangui, durante il Viaggio apostolico che spero di poter realizzare in quella Nazione... per manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa a questa Nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani ad essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione"). Un viaggio che il Pontefice, appunto, spera di realizzare: gli ultimi violenti episodi mettono infatti in dubbio la parte del viaggio del papa prevista nella Repubblica Centrafricana il 29 e 30 novembre.
Nel viaggio africano, che il Papa comincerà il 25 andando prima in Kenya e poi in Uganda prima di arrivare in Centrafrica, papa Francesco vorrebbe essere vicino a quanti stanno soffrendo in questo momento. Una situazione, che come ha detto lo stesso Pontefice, si è particolarmente inasprita.
Il Papa fa «appello alla parti coinvolte affinché si ponga fine a questo ciclo di violenze» e si dice «spiritualmente vicino ai Padri comboniani della parrocchia Nostra Signora di Fatima in Bangui, che accolgono numerosi sfollati. Esprimo la mia solidarietà alla Chiesa, alle altre confessioni religiose e all’intera nazione Centrafricana, così duramente provate mentre compiono ogni sforzo per superare le divisioni e riprendere il cammino della pace». E poi conclude: «Per manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa a questa Nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani ad essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione, domenica 29 novembre ho in animo di aprire la porta santa della cattedrale di Bangui».
E prima di recitare l'Angelus della domenica di tutti i Santi, il Papa aveva ricordato anche l'impegno di tutti noi in virtù del battesimo che ci dà la «vocazione alla santità», i santi quotidiani, quelli «della porta accanto».
Il Papa esclama: «Quanta gente buona abbiamo conosciuto nella vita e conosciamo! Questi sono i santi della porta accanto, non canonizzati, ma che vivono con noi. Imitare i loro gesti d’amore e di misericordia è un po’ come perpetuare la loro presenza in questo mondo. E in effetti quei gesti evangelici sono gli unici che resistono alla distruzione della morte: un atto di tenerezza, un aiuto generoso, un tempo passato ad ascoltare, una visita, una parola buona, un sorriso... Ai nostri occhi questi gesti possono sembrare insignificanti, ma agli occhi di Dio sono eterni, perché l’amore e la compassione sono più forti della morte».



