Fare prevenzione, intercettare il disagio prima che esploda in violenza, cambiare paradigma culturale: le associazioni in difesa delle donne vittime di violenza non si stancano di ripeterlo, oggi più che mai, dopo che due giovani studentesse universitarie, Sara Campanella a Messina, e Ilaria Sula a Roma sono state uccise con numerose coltellate da coetanei che hanno trasformato il loro disagio in un atto criminale irreversibile. E senza che prima nessuno avesse colto le avvisaglie della follia omicida che stava dilagando nella loro mente. Tra le associazioni che da più tempo provano ad arginare la violenza di genere, sia a livello di prevenzione sia di soccorso alle vittime, c’è Assolei, nata nel 1993, presente sul territorio di Roma con cinque centri antiviolenza in altrettanti luoghi strategici, laddove cioè è più facile per le donne chiedere aiuto. Uno di questi è IL Centro antiviolenza S.O.S. LEI, nato due anni fa all’interno del Percorso Donna del Pronto Soccorso Gemelli grazie alla collaborazione con WINDTRE e  Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Nei primi 24 mesi di attività ha ricevuto oltre 830 contatti telefonici e ha assistito 133 donne dal punto di vista legale e psicologico per aiutarle a uscire da contesti di violenza. S.O.S. LEI, inoltre, interviene anche a tutela di figlie e figli minori, con consulenze specifiche per testimoni o vittime di violenza assistita, assistenza sulla genitorialità e attività di mediazione culturale. Da pochi giorni, grazie alle donazioni dei dipendenti di WINDTRE,  il Centro ha prolungato i suoi orari di apertura, e ora è attivo il lunedì dalle 9.30 alle 12.30,  il mercoledì dalle 14 alle 17 e il venerdì dalle 9 alle 12.30, con una reperibilità telefonica h24 al numero 320.346.4044 raggiungibile anche tramite messaggio SMS e WhatsApp. Per gli altri giorni della settimana l’accoglienza e i colloqui sono garantiti presso le altre sedi di Asso.Lei, offrendo di fatto alle donne che si rivolgono al Policlinico l’assistenza per l’intera settimana anche in presenza. 



«Sicuramente essere presenti laddove le donne sono costrette a rivolgersi in caso di maltrattamenti è un modo efficace per intervenire a più largo raggioۚ», spiega Dalila Novelli, presidente di AssoLei. «Penso in particolare al caso di una studentessa universitaria fuori sede che era arrivata nel pieno della notte con il volto tumefatto e altri segni di violenza sul corpo. Quando si era svegliata con un occhio gonfio e lividi ovunque, ricordava solo una chiacchierata con un ragazzo la sera prima, e poi più nulla. Nel sangue aveva tracce della cosiddetta droga dello stupro, sul corpo i segni della violenza sessuale. Dopo le prime cure i medici l’hanno condotta nel nostro Centro e noi l’abbiamo assistita sia legalmente sia psicologicamente per fare la denuncia. L’aggressore era un giovane della Roma bene, con una famiglia agiata e di ottimo livello culturale. La madre, avvocato, ha  minimizzato l’accaduto e cercato di insabbiare la cosa anche ricorrendo a un’offerta di denaro. Questo malinteso senso della protezione dei figli porta spesso i genitori dei ragazzi violenti a difenderli e a volte a esserne complici, quando dovrebbero capire che la vera protezione, il vero aiuto  per loro consiste nel favorire un percorso di consapevolezza anche se questo deve passare per il carcere, come poi di fatto accaduto al giovane violentatore della studentessa».
Sicuramente la nostra società è più sensibile e attenta al tema della violenza di genere, ma ci sono retaggi culturali duri a morire e una tendenza a minimizzare, a non chiedere aiuto. «Per questo il lavoro più importante è quello che facciamo nelle scuoleۚ», continua la presidente Dalila Novelli. «Proprio pochi giorni fa abbiamo avuto l’occasione di parlare a tanti studenti di un liceo romano in occasione di una cogestione. Sono rimasta colpita non solo dall’interesse ma anche dal coinvolgimento dei ragazzi, che hanno condiviso paure, emozioni negative, ansie che sono destinate spesso a rimanere inespresse a causa della solitudine in cui vivono i giovani, che gravitano in un mondo virtuale dove social non significa reale socializzazione, non c’è un dialogo fatto di contraddittori. Abbiamo così scoperto come molti di loro erano state vittime di atti di emarginazione, bullismo, dinamiche che sono alla base anche della violenza di genere». 

 



E se ancora qualcuno si illude che la violenza delle donne sia figlia del degrado sociale e culturale, i casi più recenti di femminicidio dimostrano tutt’altro, e così anche i numeri del Centro Antiviolenza del Gemelli S.O.S. LEI. Aanalizzando i casi supportati nel biennio, delle donne aiutate dal Centro più del 70% sono italiane, anche per una maggiore difficoltà delle donne di provenienza straniera nel chiedere aiuto. Del totale dei casi accolti da marzo 2023, il 57% ha più di 40 anni, il 41% ha tra i 18 e i 40 anni, mentre il 2% è minorenne. Ai numerosi casi di violenza fisica, psicologica o verbale, si accompagnano anche un numero rilevante di fenomeni di violenza digitale e stalking (7%) e di violenza economica (7%). 
L’accesso al Centro è consentito grazie a un ingresso riservato all’esterno del Pronto Soccorso del Policlinico Gemelli, ed è disponibile per tutte le donne vittime di violenza a cui viene quotidianamente garantita accoglienza in totale riservatezza.