Venti anni fa, con l’implosione della D.C., i cattolici politicamente impegnati fissarono le loro tende nelle più disparate formazioni politiche. La parola d’ordine fu: dare testimonianza, ovunque si fosse accampati, delle proprie idealità. In quei giorni, questa era forse l’unica soluzione possibile; l’intenzione era sicuramente nobile; solo che, con il trascorrere degli anni, gli esiti di simile prospettiva si sono rivelati letteralmente disastrosi. Calpestate le più elementari necessità della famiglia, come i nidi e gli asili; lasciate morire una dopo l’altra le scuole libere; ingoiata tutta una serie di nefandezze, a cominciare dalla più indecente e illiberale delle leggi elettorali (dove quattro Caligola nominano un Parlamento e dove ai cittadini vengono di fatto imposti chi li deve rappresentare); silenzio, scambiato per prudenza, davanti a scandali a ripetizione; difesa ostinata di vergognosi privilegi; nomina di incompetenti a posti istituzionali di rilievo; una catena di proposte di leggi ad personam… e mai che rappresentanti politici di estrazione cattolica abbiano avuto un sussulto di dignità motivando pubblicamente le loro dimissioni.
Verrebbe da chiedersi che fine abbia fatto, in tanti casi, la tanto sbandierata testimonianza morale. Ma, a parte ciò, cattolici presenti ovunque e inefficaci dappertutto, si è alla fine capito che la testimonianza morale, necessaria sempre e dovunque, in politica non è sufficiente. Da cattolico, avanzi in una commissione o in Parlamento, o all’interno di un partito, proposte in accordo con le tue idealità; sei però in minoranza e queste tue proposte vengono respinte; tu hai dato testimonianza dei tuoi valori, hai salvato la tua anima, ma la tua incidenza sulla tua politica è uguale a zero. In politica contano i numeri. E dietro ai numeri ci deve essere un’organizzazione guidata da uomini credibili e preparati, e con linee di programma tese alla comprensione e alla soluzione dei problemi più urgenti. La politica, insomma, la fanno i partiti. E senza un loro partito imperniato sulla difesa, sempre e in ogni occasione, della persona umana, i cattolici sono e resteranno ai margini della vita associata. E, allora, non saranno forse a rischio anche i valori non negoziabili? È davvero irragionevole il sospetto che la difesa di tali valori da parte di soggetti politici sostanzialmente o addirittura esplicitamente estranei alla tradizione cattolica non sia strumentale in vista di fare poi man bassa su tutti gli altri valori negoziabili?
Aveva torto Machiavelli a pensare che è meglio perdere con truppe fedeli piuttosto che vincere con bande mercenarie? L’esigenza o, meglio, l’urgente necessità della formazione di un nuovo soggetto politico da parte delle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro alimentò grandi attese e speranze attorno a quell’evento che, nell’ottobre del 2011, fu Todi1. Sennonché, una volta chiuso il portone del convento di Montesanto, il discorso pubblico sul progetto via via si fece più raro sino quasi a scomparire. L’ intelighentia culturale-politico cattolica aveva deciso di disertare. Tanto è vero che, un anno dopo, a Todi2, con la dichiarazione finale di Raffaele Bonanni, fu posto l’epitaffio sull’idea di un partito cattolico. Pronti a posizionarsi di qua e di là, in varie liste elettorali, non pochi “maggiorenti” erano ormai in agguato alla ricerca di padroni davanti ai quali genuflettersi. Scomparsi dalla campagna elettorale- come amaramente fece notare Giuseppe De Rita alla fine del gennaio del 2013- i cattolici in politica risultano del tutto assenti, se esistono esistono da ascari. Ancora De Rita: “L’appartenenza cattolica è diventata un elemento del curriculum individuale, non un riferimento ad un’anima politica collettiva di proposta politica”.
Dunque: dalla diaspora all’assenza. È ben vero che “clarinetti” ben remunerati non mancano. E, tuttavia, il bavaglio spalmato di miele riesce a rendere taciturni anche i più loquaci. E se qualcuno abbaia, o pare ululare, non è perché sia un feroce mastino o un vero lupo: è semplicemente un esagitato cane da pagliaio, addestrato al professionismo della redditizia arte del servilismo. Nel frattempo, in innumerevoli convegni, vengono continuamente richiamati i nomi di Don Luigi Sturzo e De Gasperi. Ma ci si dimentica troppo spesso che Sturzo un Partito lo fece e che De Gasperi ha salvato l’Italia con un Partito d’ispirazione cristiana. E, dunque: che fare? Il mondo cattolico è un mondo ricchissimo di risorse umane, di competenze e di un’infinità di persone oneste e generose - si pensi soltanto alle associazioni del volontariato, alla Caritas, alle scuole cattoliche(sempre più vessate), ai centri di ascolto e a quelli antiusura…- ebbene, chi rappresenta politicamente questo mondo? Chi proibisce a questo mondo di dare un contributo alla soluzione delle gravi difficoltà in cui versa il nostro Paese? Di nuovo: che fare? Restare inchiodati alla prospettiva funesta e senza futuro di un’esangue intellighentia, ovvero, riprendere con coraggio e prima possibile il progetto di Todi1? Chi sta tradendo il più vasto e sano mondo cattolico e, con esso, l’Italia?