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martedì 08 ottobre 2024
 
Via Crucis
 

Il Papa: «Dio, disarma la mano alzata del fratello contro il fratello»

15/04/2022  Dall'Ucraina al Colosseo la Via crucis percorre il dolore del mondo. Le famiglie, protagoniste delle stazioni all'interno e all'esterno dell'arena romana dove un tempo i cristiani venivano perseguitati, raccontano fatiche e speranze. E chiedono la pace

Dall’Ucraina invasa arrivano le parole del cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere del Papa, che, guidando per oltre duemila chilometri un’ambulanza donata dal Pontefice al popolo ferito, è arrivato fino al cuore del conflitto. Ha lasciato un rosario in una fossa comune, ha toccato e benedetto una salma appena recuperata dalle macerie di un palazzo colpito dalle bombe, ha parlato con orfani e vedove, con gli anziani. «Ecco, con il nunzio stiamo tornando adesso a Kiev, da questi posti difficili per ogni persona del mondo, dove abbiamo trovato ancora tanti morti e una tomba di almeno 80 persone, sepolte senza nome e senza cognome. E mancano le lacrime, mancano le parole», dice il cardinale. Da Borodianka, a nord di Kiev, dove si è fermato a pregare di fronte alle fosse e ai corpi ritrovati, come in una Via Crucis, il cardinale ha ricordato: «Menomale che c’è la fede, e che siamo nella Settimana Santa, Venerdì Santo, quando ci possiamo unire con la persona di Gesù e salire con Lui sulla Croce, perché dopo Venerdì Santo … lo so, lo so: ci sarà la Domenica di Resurrezione. E forse Lui ci spiegherà tutto con il Suo amore e cambierà tutto anche dentro di noi, questa amarezza e questa sofferenza che portiamo da alcuni giorni, ma particolarmente dalla giornata di oggi». Un dolore che indurisce i cuori che, invece, il Papa vorrebbe riavvicinare. La presenza, nella via Crucis di Roma, di nuovo al Colosseo dopo due anni di pandemia, di una famiglia ucraina accanto a una russa, nel Paese martoriato viene letto come una provocazione. Al punto che molte emittenti cattoliche ucraine hanno deciso di non mandarla in onda. Ma la provocazione di Francesco è quella del Vangelo, quella dello scandalo della croce. Alla tredicesima stazione, quella in cui Gesù muore sulla croce, la meditazione prevista viene sostituita dal silenzio: «Di fronte alla morte», legge Orazio Coclite in mondovisione, «il silenzio è più eloquente delle parole. Sostiamo pertanto in un silenzio orante e ciascuno, nel proprio cuore, preghi per la pace nel mondo».

In una Via Crucis tutta centrata sulla famiglia, il Papa chiama tutti a sentirsi famiglia umana. Nelle quattordici stazioni, cinque all’interno del Colosseo e nove all’esterno, con l’accompagnamento del coro della cappella sistina, si danno il cambio, portando la croce,  una coppia di giovani sposi, una famiglia in missione, due sposi anziani senza figli, una famiglia numerosa, una con un figlio disabile, un'altra che gestisce una casa famiglia, un'altra con un genitore malato, una coppia di nonni, un nucleo familiare adottivo, una vedova con figli, una famiglia con un figlio consacrato, una che ha perso una figlia, la famiglia ucraina e la russa e, infine, una famiglia di migranti. Rappresentativi, al di là delle categorie, di tutta l'umanità che chiede pace.

I coniugi raccontano, stazione dopo stazione, i loro problemi e le loro difficoltà. La paura di non farcela, la fatica di arrivare a fine mese, quella di toccare con mano il dolore degli altri e la morte, la malattia e la fragilità. Tutto posto ai piedi della Croce. Invocando, come fa papa Francesco al termine della via Crucis, con la preghiera finale, il «Padre misericordioso» che fa «sorgere il sole sui buoni e sui cattivi» perché non abbandoni «l’opera delle tue mani per la quale non hai esitato a consegnare il tuo unico Figlio, nato dalla Vergine, crocifisso sotto Ponzio Pilato, morto e sepolto nel cuore della terra, risuscitato dai morti il terzo giorno, apparso a Maria di Magdala, a Pietro, agli altri apostoli e discepoli, sempre vivo nella santa Chiesa, suo Corpo vivente nel mondo».

«Tieni accesa nelle nostre famiglie», prega il Papa, «la lampada del Vangelo, che rischiara gioie e dolori, fatiche e speranze: ogni casa rifletta il volto della Chiesa, la cui legge suprema è l’amore. Per l’effusione del tuo Spirito, aiutaci a spogliarci dell’uomo vecchio, corrotto dalle passioni ingannatrici, e rivestici dell’uomo nuovo, creato secondo la giustizia e la santità».

«Tienici per mano, come un Padre», prosegue Francesco, «perché non ci allontaniamo da Te; converti al tuo cuore i nostri cuori ribelli, perché impariamo a seguire progetti di pace; porta gli avversari a stringersi la mano, perché gustino il perdono reciproco; disarma la mano alzata del fratello contro il fratello, perché dove c’è l’odio fiorisca la concordia. Fa’ che non ci comportiamo da nemici della croce di Cristo, per partecipare alla gloria della sua risurrezione».

 
 
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