Sono madre di due ragazze di 14, 12 e una bambina di due. Bravissime a scuola le prime due e una bella paperina la piccola che va all’asilo. Mio marito mantiene la famiglia e io cerco di accontentare tutti e far quadrare i conti. Abitiamo in un piccolo comune dove si sa tutto di tutti nel bene e nel male. Parlando tra mamme che hanno figli più grandi ho scoperto che alle superiori è diffusa e facile la compravendita di compiti fatti dai secchioni o meglio ragazzi che studiano e che decidono di guadagnarci... oppure la suddivisione e condivisione di compiti su WhatsApp per passare poco tempo sui libri. Come posso affrontare il problema con mia figlia che frequenta la prima liceo? Ho paura che parlando con i professori si sentano offesi perché, dato che non si accorgono del problema, ipotizzino che noi li pensiamo incapaci nel loro lavoro. E parlare con mia figlia? Che si senta troppo soffocare?! È difficile cogliere i ragazzi sul fatto e comunque, si sa, i ragazzi di quell’età hanno sempre ragione: se il voto è basso è colpa del prof troppo severo... se passo i compiti è per non fare lo sfigato... se copio i compiti è perché non lo sapevo... mi chiedono sempre i compiti... almeno ci guadagno! Ma che amicizie sane ci potranno essere con questi sistemi? Grazie se vorrà darmi dei consigli. MARTA
— Cara Marta, che famiglia bella e vivace è la tua. Tu sei sicuramente una bussola per tutti loro, lo leggo tra le righe; quindi i miei consigli saranno sicuramente poca cosa rispetto al tuo buon senso e alla tua sensibilità. Nel periodo post natalizio mi chiedo se sotto l’albero alcuni studenti, oltre ai consueti regali di Gesù Bambino, non abbiano trovato qualche compito già fatto! La cosa non mi stupirebbe affatto, come insegnante infatti ti posso assicurare che la cosa ci è nota e non da oggi.
È una pratica che risale alla notte dei tempi pre Wapp e social vari. Abbiamo illustri esempi anche tra noti politici che proprio al liceo per arrotondare la paghetta vendevano temi fatti. Forse potresti parlare con tua figlia partendo da questo aneddoto per sdrammatizzare un po’ la cosa, per poi portarla su un piano più serio. Ma facciamo un po’ di ordine e qualche distinguo. Tu parli genericamente di compiti, ma ti riferisci sia a quelli a casa che ai più temibili compiti in classe.
Per i primi la condivisione fatta in un’ottica di solidarietà e di aiuto, non certo con fini di lucro, è una gran bella cosa. Lo studio condiviso tra pari è ormai riconosciuto a livello pedagogico come una strategia fondamentale nell’apprendimento. Vuoi il compito? Fallo con me se no arrangiati! Per i compiti in classe la cosa è un poco più delicata, anche una sbirciatina vale come solidarietà, se invece diventa una subdola minaccia di bullismo – del tipo: “O me lo passi o sei tagliato fuori” – va decisamente subito fermata e l’unico modo è aver fiducia una volta tanto del nemico: l’insegnante! È l’unico attore di questa commedia che può, attraverso capacità, autorevolezza ed esperienza, trovare le parole e le strategie giuste per aiutare tutti, bulli e bullizzati.