Emilia, il terremoto di due anni fa: un capannone industriale distrutto dalle scosse (Reuters).
“Quello dell’ Emilia è il primo terremoto industriale in Italia ed è a questo che bisogna pensare quando si pianificano soluzioni per far ripartire il territorio”, ha detto il sindaco uscente di Modena, Giorgio Pighi.
Non a caso si è parlato di terremoto dei capannoni e dei campanili. Buona parte delle vittime del sisma del 2012 sono state travolte dai crolli mentre si trovavano al lavoro, e migliaia e migliaia di fabbriche e imprese commerciali sono rimaste coinvolte.
Il terremoto ha devastato 58 comuni tra le province di Modena, Bologna, Reggio Emilia e Ferrara, ma il modenese è stato senz’altro il territorio più colpito. Non solo. Le stesse attività travolte dal sisma hanno poi subito nei mesi successivi l’impatto devastante di tornado, trombe d’aria ed alluvioni.
La richiesta di una fiscalità di vantaggio si fa sentire con forza, e la ricorrenza di questi giorni è stata l’occasione per rilanciarla, anche se il rischio di finire nel dimenticatoio è sempre alto.
L’impegno e la determinazione della gente non può essere un alibi per chi governa. Basti pensare che a Mirandola, uno degli epicentri della tragedia, l’80 per cento delle aziende sono state colpite. Non aziende qualsiasi, ma l’eccellenza del polo biomedicale, che rifornisce gli ospedali di tutto il paese. Anche Finale Emilia, sempre nella provincia di Modena, ha avuto il 90% delle attività produttive danneggiate.
A questo si aggiunge il disastro dei monumenti e dei centri storici.
“Ci vorranno dieci anni per ricostruire”, ha ammesso il sindaco di Finale, Fernando Ferioli. E qualcuno pensa che le sue previsioni siano ancora ottimistiche.