Cari amici lettori, con la lettera che Francesco ha indirizzato a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio della nuova evangelizzazione, si cominciano a “scaldare i motori” in vista del prossimo Giubileo che avrà luogo nel 2025.
In attesa della bolla ufficiale di indizione dell’evento, il Papa traccia le “linee guida” del cammino giubilare, richiamando all’attenzione alcuni temi. E, come di consuetudine, ci aiuta a “leggere” i segni dei nostri tempi e si fa guida in mezzo alle nostre incertezze. Il tema prescelto per il Giubileo è Pellegrini della speranza.
Nella lettera del Papa, in primo luogo l’evento giubilare viene messo sullo sfondo della pandemia, con tutti i drammi che ci ha fatto sperimentare. In questo orizzonte, in cui «dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata»/strong>, il prossimo Anno Santo «potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza».
Sono sentimenti in cui ci si può ritrovare facilmente: tutti infatti proviamo il desiderio di una ripartenza anche “spirituale”, che curi l’amarezza e la chiusura in noi stessi che si sono depositate sul nostro spirito, appesantendolo. Ma l’Anno Santo, ci ricorda il Papa, non può essere dissociato dall’attenzione ai poveri, dal «dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini… di vivere in maniera degna di essere umani».
Lo fa richiamando il senso biblico originario del Giubileo, che si legge nel libro del Levitico 25,6-7, secondo cui tutti hanno diritto al nutrimento necessario, anche lo schiavo, il bracciante, l’ospite (in termini moderni: l’emigrato). Che si tratti della condivisione dei vaccini o di altri beni, lo “spirituale”, ci ricorda il Pontefice, non si può separare dal “sociale” e dalla giustizia verso tutti, che è volontà di Dio. Francesco richiama poi un altro aspetto di questo santo pellegrinaggio che è il Giubileo: «Contemplare la bellezza del creato e prenderci cura della nostra casa comune».
Sono i temi della Laudato si’, e il Papa intende ricordarci che la salvaguardia del pianeta che abitiamo «è espressione essenziale della fede in Dio e dell’obbedienza alla sua volontà». Infine, dopo aver ricordato anche il cammino sinodale cui la Chiesa tutta è chiamata, altra forma di pellegrinaggio «per essere sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità nell’armonia delle diversità», Francesco lancia per il 2024, l’anno che precede il Giubileo, «una grande “sinfonia” di preghiera».
Mi sembra un passaggio significativo, che pone un vero fondamento perché l’anno giubilare possa essere un’esperienza profonda e non di superficie: preghiera «per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo». Ma anche preghiera «che si traduce nella solidarietà e nella condivisione del pane quotidiano», preghiera come «via maestra verso la santità, che conduce a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione». Contemplazione e azione, insomma: perché senza azione la preghiera è sterile spiritualismo, ma senza preghiera l’azione non ha un fondamento interiore. Bene fa a ricordarcelo papa Francesco, perché progrediamo tutti verso una maggiore coerenza tra quanto “preghiamo” e “facciamo”.