Foto: Sermig (come anche la foto in alto).
«L’impegno attivo per la pace è ciò che la rende concretamente possibile, che la consolida. I cambiamenti che il mondo sta attraversando creano disorientamento e paure. E le paure sono contagiose. Ma anche la pace e la bontà sono contagiose». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, partecipando a Torino alla festa per i 55 anni del Sermig, il Servizio Missionario Giovani, fondato nel ’64 da Ernesto Olivero. Un compleanno, ma anche l’occasione per far conoscere il bilancio sociale del Sermig. Dal 1983 il gruppo (composto da consacrati, laici e famiglie) ha trovato casa in un ex fabbrica d’armi, completamente ridisegnata, fino a diventare luogo di fraternità: l’Arsenale della Pace, appunto. E non era che l’inizio.
«Qui oggi diamo i numeri» ha detto scherzosamente il fondatore Olivero. E i numeri (non semplici cifre, ma storie e persone) sono da capogiro: 4 strutture, due in Piemonte (Torino e Pecetto Torinese), due nel mondo (Madaba, in Giordania, e San Paolo, in Brasile), per una superficie complessiva di 142mila metri quadri, interamente dedicati al servizio e alla promozione umana. Più di 3.000 pasti caldi distribuiti ogni giorno e 1.900 accoglienze notturne. 100 bambini di vari Paesi (in questo momento soprattutto Venezuela e Kirgizistan) ospitati e curati nella struttura di Pecetto. Oltre 100 medici e operatori sanitari che offrono le loro cure a persone in difficoltà (considerando solo la casa di Torino), migliaia di tonnellate di cibo e indumenti destinati alle aree più povere e martoriate del pianeta, decine di migliaia di persone che, ogni anno, vengono ascoltate e aiutate a rimettersi in piedi, a recuperare la dignità e il gusto del vivere. Circa tre millenni di tempo donato, sommando le ore messe a disposizione dai volontari e dai tantissimi amici che ogni giorno, fin dalle sue origini, sostengono il Sermig.
Non un’utopia, ma un sogno concretissimo. Lo hanno dimostrato le relazioni di economisti e giuristi (Percarlo Rossi, Alessandro Stanchi e Giancarlo Puddu, tutti docenti all’Università di Torino), chiamati a testimoniare, dati alla mano, che la “restituzione” (parola da sempre cara al popolo dell’Arsenale) è una leva economica potentissima, benché quasi sempre ignorata dalla finanza “tradizionale”. E che quanto accaduto al Sermig può essere, almeno sotto alcuni aspetti, un modello, cui il mondo politico ed economico dovrebbe guardare con interesse.
Foto: Quirinale (come anche la foto di copertina).
L’amicizia tra il Capo dello Stato e il gruppo fondato da Olivero è ben nota. Già nel 2015, poco dopo la sua elezione a Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella aveva visitato l’Arsenale di Torino, rimanendone affascinato. Da allora i contatti sono stati frequenti. Basti dire che, nel discorso di fine anno del 2018, il Presidente ha voluto citare in maniera esplicita l’esperienza di Felicizia (parola nata dall’incontro di “felicità” e “amicizia”), una “città dei bambini” inaugurata all’Arsenale della Pace per abbattere le barriere e costruire la cultura dell’incontro. L’occasione del 55esimo compleanno non ha fatto che rinsaldare il legame. Tante le autorità presenti all’incontro. Tra loro, il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, la sindaca di Torino, Chiara Appendino, e l’arcivescovo monsignor Cesare Nosiglia (da sempre amico e convinto sostenitore del Sermig).
«Aprirsi all’incontro, far emergere ciò che di vitale e di potenzialmente buono c’è in ogni persona e procedere insieme in questa direzione: ecco ciò che avviene qui al Sermig. Questo è il vero contributo alla pace» ha detto, prima di congedarsi, il Capo dello Stato. Particolarmente emozionato e commosso Ernesto Olivero: «Quando Dio ha un sogno, lo dà a chi è disponibile. Nella storia del Sermig, al primo posto non c’è un’organizzazione, ma un cuore. E c’è l’impegno di milioni di persone che hanno aiutato milioni di persone. Questo momento è per loro. La nostra non è una follia, ma semplicemente il tentativo di amare gli altri, così come vorremmo essere amati noi».