Usa
parole forti e chiare papa Francesco, parlando nella Messa del Corpus
Domini nella piana di Sibari: «Coloro che nella loro vita hanno
queste strade di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono
scomunicati». È la prima volta che un Papa, in modo così netto,
scomunica la mafia.
Ci si aspettava che non mancasse la parola
‘ndrangheta nella visita di Bergoglio alla piccola diocesi di
Cassano allo Ionio guidata dal segretario generale della Cei. «La
'ndrangheta come ogni forma di delinquenza organizzata si nutre non
solo di soldi e malaffare, ma anche di coscienze addormentate e
perciò conniventi», aveva detto monsignor Nunzio Galantino
salutando il Papa all’arrivo nel grande spiazzo di Sibari dove si è
celebrata la messa.
E il Papa, nel corso della sua omelia, prima di
scomunicare i mafiosi, aveva ribadito rafforzando le parole del
vescovo e le attese dei cittadini onesti: «Quando all’Adorazione
del Signore si sostituisce l’adorazione del denaro, si apre la
strada al peccato, all’interesse personale e alla sopraffazione.
Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo
sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra
terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo
peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo
del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna
dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le
coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa
prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri
giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste
esigenze, la fede ci può aiutare».
Ad
ascoltare e applaudire oltre 250 mila persone, molte più di quelle
attese, assiepate nella zona dell’ex Insud, 90 ettari di terreno a
ridosso della statale. Giovani e adulti hanno seguito il consiglio
stampato sugli inviti e hanno portato cappellini, ombrelli per il
sole, creme protettive. Ma, soprattutto hanno portato la gioia e la
voglia di essere confermati in una speranza che in terra di Calabria
stenta a trovare forme e sostegno. Un territorio difficile che ha
mostrato anche le sue fragilità nell’organizzazione di un evento
tanto importante. Ma la Calabria non si è messa il belletto per
apparire ciò che non è e al Papa ha mostrato anche il suo volto
povero, privo di infrastrutture, in parte rassegnato. Insieme con
quello della solidarietà, dell’assistenza agli ultimi, del
coraggio di continuare a camminare per e con gli altri».
«Tutto
quello che le mani possono fare è accarezzare. La malattia è
brutta, ma le mani sono onnipotenti», ha ricordato il Papa visitando
l’hospice di Cassano, una delle tante strutture che, in Calabria,
accompagna i malati terminali.
Papa
Francesco ha confortato gli anziani e i poveri incontrandoli a
pranzo. Un piatto di fusilli calabresi con salsiccia e melanzane,
vitello e patate, macedonia. Il pranzo, con 65 persone, doveva durare
solo mezz’ora per consentire qualche momento di riposo. La stanza
di monsignor Galantino era già stata preparata, ma il Papa è salito
solo per rinfrescarsi un attimo e ha invece passato più tempo con i
suoi convitati. Inaspettatamente, poi, ha fatto fermare la Ford
Focus, che da Cassano lo stava accompagnando a Sibari per la messa
del pomeriggio, davanti alla sede della comunità Saman per
tossicodipendenti. Un’altra sosta non prevista per salutare
Roberta, “Il piccolo angelo che è qui che ti aspetta”, come
recitava il cartello per attirare l’attenzione sulla piccola
microcefalica che il Papa ha abbracciato con tenerezza.
A
tutti il Papa ha dato «incoraggiamento per testimoniare la
solidarietà concreta pcon i fratelli» e ha ribadito ancora di non
«lasciarsi rubare la speranza. L’ho detto tante volte, ma lo
ripeto ancor auna volta. Adorando Gesù nei vostri cuori e rimanendo
uniti con Lui, saprete opporvi al male, alle ingiustizie, alla
violenza con la forza del bene, del vero e del bello».
E «adorare
nell’eucaristia e camminare nella carità» suona come il mandato
alla Calabria per sostenersi nei momenti di difficoltà e dare
«testimonianza che il Signore continua a dare la vita per il mondo».