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venerdì 20 settembre 2024
 
berlino
 

L'intelligenza artificiale? Può diventare uno strumento di sviluppo umano

14/09/2023  L'incontro sul tema organizzato dalla Comunità Sant'Egidio a Berlino, con interventi del presidente della Pontificia Accademia della Vita Vincenzo Paglia, di Paolo Benanti, della Pontificia Università Gregoriana, Oded Wiener del Rabbinato d'Israele e del teologo tunisino Ennaifer Hmida.

Può sembrare strano che l’Intelligenza Artificiale sia al centro dell’incontro internazionale “L’audacia della pace” che a Berlino (10-12 settembre) riunisce leader cristiani delle diverse confessioni, musulmani, ebrei, indù e delle altre religioni orientali. È la prima volta che questo tema entra nei panel che la Comunità di Sant’Egidio organizza ogni anno nello “spirito di Assisi”. Addirittura, il prossimo messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2024 ha per titolo “Intelligenze artificiali e Pace”, con il riferimento all’AI volutamente al plurale per indicare le possibili declinazioni tra le quali siamo chiamati a scegliere. «È convinzione comune delle religioni abramitiche – dice Oded Wiener del Gran Rabbinato di Israele – che la regolamentazione apportata non sia sufficiente: maggiore trasparenza permetterebbe di promuovere le opportunità e prevenire i rischi». In questa direzione, conferma il teologo tunisino Ennaifer Hmida, anche la riflessione islamica insiste che «la macchina non va fermata, ma va regolamentata», senza soggiacere alla “dittatura della tecnica”.

Non si vuole cedere alla tentazione che il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, chiama «la condanna della modernità con la cecità di chi non vuol comprendere», ribadendo piuttosto che l’Intelligenza Artificiale «deve essere guidata dall’uomo con parametri etici, giuridici e pedagogici». È, in fondo, il dibattito che nella storia ritorna di fronte all’affermarsi delle nuove tecnologie: dal rifiuto di Socrate della scrittura all’invito di Umberto Eco, nel 1964 quando la televisione polarizzava i commentatori, a non dividersi tra apocalittici e integrati, coloro che vedevano solo aspetti negativi o esclusivamente positivi. Certo, la portata dei cambiamenti dell’AI è particolarmente ampia, impatta su più settori, dalla disinformazione, con i deepfake fino al tentativo di manipolare la democrazia, al settore militare. «In Ucraina – racconta Paglia – si sperimenta la guerra con i droni; un esperto militare mi diceva che ci vorrà del tempo per sostituire i soldati con la tecnologia dal momento che i droni sono ancora più costosi delle vite umane…».

Anche Paolo Benanti, il frate francescano docente alla Pontificia Università Gregoriana, riflette sul rapporto tra uomo e macchina e come questo possa influenzare la pace o la guerra. Il meeting si svolge in una sala dell’Accademia delle Scienze con i muri ancora crivellati dai proiettili della Seconda guerra mondiale; i monaci buddisti presenti portano la testimonianza della bomba nucleare di Hiroshima. «Dal tempo della clava, utensile e arma al tempo stesso – dice Benanti – la tecnologia è un mezzo per scopi diversi. La novità dell’AI è che, per la prima volta, la macchina può scegliere anche i mezzi». Per il francescano l’Intelligenza Artificiale diventa “un oracolo perfetto” e, proprio i leader religiosi, ne colgono la sfida: «Se noi prestiamo fede all’IA, gli algoritmi possono darci un fine e i mezzi, senza chiederci quale è il nostro fine; altre forme di intelligenze possono farci fare guerre senza motivo, paci senza fondamento».

Sintetizza Paglia: «Il Papa ci ha parlato della necessità di passare dal pericolo di una algocrazia alla necessità di perseguire una algoretica», dal dominio e il controllo degli algoritmi all’etica applicata a questi ultimi. Ben prima che Chat GPT-4 diventasse l’argomento del momento, la Pontificia Accademia per la Vita ha unito leader religiosi, politici, accademici e manager delle tech companies nell’appello “Rome Call for AI Ethics”, proposto in Vaticano il 28 febbraio 2020. Ebrei e musulmani l’hanno firmato a gennaio, nel prossimo luglio a Hiroshima saranno seguiti anche dai leader delle altre grandi religioni mondiali; hanno già aderito trenta università americane e italiane, a cui il 21 settembre si aggiungeranno 160 università dell’America Latina riunite e si sta lavorando per l’adesione della Confindustria italiana e di quella europea.

Chi la firma si impegna a seguire sei principi fondamentali: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità e sicurezza. «Con questa impostazione – l’arcivescovo elenca alcuni campi di applicazione per la pace – le intelligenze artificiali diventano strumento di sviluppo umano, facilitando la comunicazione e la comprensione tra diverse culture e superando le barriere linguistiche e culturali». L’intelligenza artificiale può essere utilizzata «per prevedere potenziali conflitti a livello internazionale, o per supportare la diplomazia, o, in campo medico, per analizzare grandi quantità di dati medici per fare diagnosi importanti, sviluppare nuovi farmaci e una medicina personalizzata». Ancora nella salvaguardia ambientale, dalla gestione delle risorse idriche alla conservazione della biodiversità, dall’utilizzo dello spazio attorno alla terra al fondo marino.

nella foto, da sinistra: Paolo Benanti, Odid Wiener, Vincenzo Paglia ed Ennaifer Hmida.

 
 
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