Stabilizzare i finanziamenti alle scuole paritarie che svolgono un ruolo pubblico essenziale, fare rete per uscire dalla crisi della pandemia che ha colpito soprattutto i ragazzi e contribuire alla costruzione di quel “villaggio globale dell’educazione” più volte sollecitato da papa Francesco.
Sono gli obiettivi indicati da Virginia Kaladich, presidente nazionale della Federazione delle attività educative (Fidae), che raggruppa le scuole paritarie cattoliche, al termine di quest’anno scolastico ancora funestato dalla pandemia ma nel quale si registrano anche timidi segnali di speranza.
Qual è il bilancio di quest'anno scolastico appena concluso per la scuola in generale e quelle cattoliche in particolare?
«Sono un’ottimista e dico che è abbastanza positivo, soprattutto se facciamo riferimento all’anno passato quando i ragazzi hanno terminato il loro corso con tantissime incognite. Quest’anno ci siamo lasciati invece con una diminuzione dei contagi e con un conseguente e sostanziale allentamento delle regole anti covid, abbiamo avuto una maggiore continuità delle lezioni in presenza, senza nulla togliere alle esperienze di Dad (didattica a distanza, ndr) e di didattica mista. Direi che il bilancio è stato comunque incoraggiante perché abbiamo gettato le fondamenta per quella che sarà, ma in parte già è, la nuova scuola. S’illude chi pensa che torneremo mai ad uno stato pre pandemico: quello che è successo in questi due anni ha radicalmente cambiato la società in cui viviamo e ha cambiato la scuola, anzi, la scuola deve farsi promotrice e costruttrice di questo cambiamento: e in questo senso abbiamo pensato di continuare la nostra formazione per docenti di ogni ordine e grado che, se per le prime settimane di pandemia poteva rappresentare un’importante risposta ad una situazione emergenziale, poi, nel corso dei mesi, si è rivelata uno strumento fondamentale di aggiornamento e anche di confronto».
Come si esce dalla crisi?
«Se vogliamo uscirne migliori dobbiamo fare rete, mettere in comune le buone pratiche e rinnovare il nostro impegno verso i nostri ragazzi che sono stati la categoria che più ha risentito degli effetti sociali del Covid. Se poi vogliamo fare un focus sulle paritarie, direi che è stato un anno in cui è risuonato forte il richiamo di papa Francesco alla costruzione di un villaggio globale dell’educazione: abbiamo raccolto la sfida e stiamo cercando di promuovere una nuova scuola che tenga conto di ogni studente nella sua singolarità, con la consapevolezza che solo facendo emergere le unicità di ogni ragazzo è possibile formare i futuri cittadini, coloro che dovranno avere cura della casa comune. Certo, vorremmo che anche i nostri governanti dimostrassero più sensibilità verso il mondo delle paritarie che, bisogna ricordarlo ogni volta, fa parte del sistema nazionale di istruzione e che contribuisce in tutta Italia, in alcune zone in maniera fondamentale, all’istruzione di milioni di ragazzi».
Quanto ha inciso nella vita di studenti e docenti la pandemia che, purtroppo, non è ancora finita?
«I ragazzi sono quelli che hanno subito di più la pandemia, soprattutto le conseguenze a livello sociale. Se già era in atto una tendenza a parlare principalmente attraverso i telefonini e gli altri device, abbiamo notato che questi strumenti sono diventati praticamente il loro mondo ed è per questo motivo che non possiamo più demonizzare il mondo digitale ma anzi, dobbiamo, come corpo docenti, entrarvi con competenza e con un bagaglio di proposte innovative. Anche per questo, insieme all’UNI – Ente di Normazione italiano, abbiamo creato una prassi di riferimento per una Didattica a distanza e una didattica mista di qualità, che rispondesse a degli standard precisi ma che soprattutto non perdesse mai di vista il cuore di ogni processo educativo: la relazione. Sicuramente il ritorno delle lezioni in presenza ha aiutato a mantenere vivo questo incontro tra docenti e studenti che rischiava di raffreddarsi me poi faremo tesoro di alcuni aspetti delle nuove tecnologie che possono essere utilissimi anche nelle lezioni frontali perché usiamo un linguaggio che i ragazzi conoscono perfettamente, un linguaggio che peraltro è quello che troveranno anche una volta finito il percorso scolastico. C’è ancora molta paura, soprattutto tra gli adolescenti, però questi ultimi mesi ci danno speranza per il futuro e ci proiettano già verso il nuovo anno scolastico con tante idee e tante novità».
Purtroppo da anni le scuole paritarie lottano con i problemi dei fondi. A che punto è la situazione?
«Non è cambiato molto, anzi, l’emergenza Covid ha messo in evidenza le solite discriminazioni nei confronti delle paritarie ad esempio con tutti gli aiuti che i governi hanno messo in campo per affrontare le conseguenze della pandemia, aiuti da cui eravamo puntualmente esclusi. Solo grazie al lavoro dell’Agorà della parità, che riunisce le associazioni delle scuole cattoliche, siamo riusciti ad ottenere anche noi qualche sostegno che per legge, visto che facciamo parte di un unico sistema di istruzione nazionale, ci spettavano. Da queste premesse può capire bene che anche la questione dei fondi non sia cambiata: purtroppo ogni anno dobbiamo aspettare una delibera del Governo, con un periodo che varia di diverse settimane a seconda delle urgenze nell’attività governativa, con la conseguenza che spesso gli istituti devono anticipare spese elevate e magari attivando dei prestiti e questo li espone a dei grandi rischi compreso quello della chiusura. Chiediamo semplicemente che il finanziamento, che per legge ci spetta, venga stabilizzato in modo che gli istituti sappiano con certezza su quali fondi possono contare e soprattutto sui tempi di elargizione di tali fondi. Non vorrei ogni volta sottolineare la questione economica però, forse, fa bene ricordare che lo Stato spende per uno studente della paritaria circa 500 euro ogni anno a fronte di 8.200 euro di costo medio per ogni alunno iscritto nella scuola statale, se dunque non si vuole tutelare la libertà di scelta educativa delle famiglie italiane, un diritto che esiste in tutta Europa esclusa la Grecia, lo si faccia almeno per una questione di ordine dei conti pubblici».
Quante scuole paritarie hanno chiuso o sono costrette a chiudere?
«Non abbiamo numeri precisi perché molte scuole erano in procinto di chiudere già prima della pandemia e il Covid è stata solo l’occasione per accelerare questo processo ma devo dire che invece in molte regioni registriamo un dato in controtendenza con degli aumenti, seppure lievi, degli iscritti a riprova del fatto che la qualità paga sempre».