È andata così e non c'è altro da dire. La notizia della morte di Brittany è arrivata forte, violenta e crudele. Accompagnata da un comunicato per salutare: «Addio a tutti i miei amici e alla mia famiglia che amo. Oggi è il giorno in cui ho scelto di morire con dignità alla luce della mia malattia terminale».

Non ce l'ha fatta la giovane americana affetta, a 29 anni, da un tumore maligno e terminale al cervello. Non ha retto la malattia, invasiva, subdola e aggressiva, e, forse, i suoi effetti collaterali. Se settimana scorsa, in un video messaggio, rispondendo a chi la criticava disse: «Penso che qualcuno dica “beh, non sembri così malata come dici di essere", ed è irritante perché quando ho una crisi e poi non posso parlare certamente sento tutto il male della mia condizione». E lo faceva in lacrime.

Ma oggi non è il tempo di parlare. Di capire chi ha ragione e chi no.
Si è spenta la luce, anche mediatica, che si era accesa su di lei. Quella stessa che le aveva scatenato contro critiche e dissensi, ma anche messaggi d'amore e compassione. Oggi è il tempo di un silenzio assordante che chiede solo rispetto. E di  pregare per lei.