È una dura denuncia contro lo sfruttamento e l’indifferenza. L’omelia di papa Leone, nella messa celebrata nella chiesa di sant’Anna in Vaticano, affronta il tema della ricchezza e dei popoli schiacciati dalla violenza. Dopo aver ringraziato i religiosi agostiniani che svolgono il loro servizio proprio in questa parrocchia e aver ricordato i tanti che, «per lavoro, chi come ospite o pellegrino, chi di fretta, chi con trepidazione o serenità» passano davanti a questa chiesa al confine tra il Vaticano e la città di Roma, auspicando che vi possano trovare «porte e cuori aperti alla preghiera, all’ascolto, alla carità!», il Pontefice spiega il Vangelo del giorno. Nelle pagine di Luca «Gesù pone un’alternativa nettissima tra Dio e la ricchezza, chiedendoci di prendere una chiara e coerente posizione» tra Dio e la ricchezza perché «nessun servitore può servire due padroni», perciò «non potete servire Dio e la ricchezza». Si tratta di decidere il proprio stile di vita, di «scegliere dove porre il nostro cuore, di chiarire chi sinceramente amiamo, chi serviamo con dedizione e qual è davvero il nostro bene».

Gesù contrappone Gesù alla ricchezza perché «la sete di ricchezza rischia di prendere il posto di Dio nel nostro cuore, quando riteniamo che sia essa a salvare la nostra vita, come pensa l’amministratore disonesto della parabola. La tentazione è questa: pensare che senza Dio potremmo comunque vivere bene, mentre senza ricchezza saremmo tristi e afflitti da mille necessità. Davanti alla prova del bisogno ci sentiamo minacciati, ma invece di chiedere aiuto con fiducia e di condividere con fraternità, siamo portati a calcolare, ad accumulare, diventando sospettosi e diffidenti verso gli altri».

Tutto questo trasforma «il prossimo in un concorrente, in un rivale, o qualcuno da cui trarre vantaggio». E allora, è il duro ammonimento del profeta Amos, «coloro che vogliono fare della ricchezza uno strumento di dominio non vedono l’ora di “comprare con denaro gli indigenti”, sfruttandone la povertà». Ma, sottolinea il Papa, «Dio destina i beni del creato a tutti» e, come dice il salmista «si china a guardare sui cieli e sulla terra»; «solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero». Dio si china verso i poveri materiali, spirituali, morali. «La parola del Signore», dice ancora il Pontefice, «non contrappone gli uomini in classi rivali, ma sprona tutti a una rivoluzione interiore, una conversione che inizia dal cuore».

Il Pontefice chiede, in particolare, di pregare «perché i governanti delle nazioni siano liberi dalla tentazione di usare la ricchezza contro l’uomo, trasformandola in armi che distruggono i popoli e in monopoli che umiliano i lavoratori. Chi serve Dio diventa libero dalla ricchezza, ma chi serve la ricchezza ne resta schiavo! Chi cerca la giustizia trasforma la ricchezza in bene comune; chi cerca il dominio trasforma il bene comune nella preda della propria avidità». E, infine, incoraggia a pregare e a testimoniare, «a perseverare con speranza in un tempo seriamente minacciato dalla guerra. Interi popoli vengono oggi schiacciati dalla violenza e ancor più da una spudorata indifferenza, che li abbandona a un destino di miseria. Davanti a questi drammi, non vogliamo essere remissivi, ma annunciare con la parola e con le opere che Gesù è il Salvatore del mondo, Colui che ci libera da ogni male». Così, convertiti, «possiamo diventare testimoni di carità e di pace».