Un mazzo di rose bianche deposto sulla tomba del soldato W.Perkins, della Welsh Guard. Aveva 28 anni quando morì, il 13 giugno 1944. Papa Francesco ha percorso sulla sedia a rotelle il sentiero tra le tombe su prato del Rome War Cemetery e celebra messa tra le vittime della Seconda guerra mondiale. «Io guardavo l'età di questi caduti. La maggioranza dai 20 ai 30. Vite troncate, vite senza futuro qui. E ho pensato ai genitori, alle mamme..-», ha detto il Pontefice nel corso dell’omelia pronunciata interamente a braccio. E ricordando le «tante lacrime», ha aggiunto, «non potevo non pensare alle guerre di oggi. Anche oggi succede lo stesso. Tante persone giovani e non giovani nella guerra del mondo, anche quelle più vicine a noi, in Europa o fuori... quanti morti». E ancora, ha denuncniato: «Si distrugge la vita senza coscienza di questo. Oggi pensando ai morti, alla memoria dei morti e avendo la speranza, preghiamo il Signore per la pace perché la gente non si uccida più nelle guerre. Tanti innocenti morti, tanti soldati che lasciano la vita qui e questo perché sempre le guerre sono una sconfitta. Sempre! Non c'è vittoria totale. No! Sempre! Sì uno vince l'altro, ma là dietro c'è la sconfitta del prezzo pagato». Infine ha ricordato che «la celebrazione di un giorno come oggi ci porta due pensieri, memoria e speranza. Memoria di coloro che ci hanno preceduto, che hanno fatto la loro vita, che hanno finito la vita. Memoria di tanta gente che ci ha fatto del bene, nella famiglia, negli amici. E memoria anche di coloro che non sono riusciti a fare tanto bene, ma nella memoria di Dio, nella misericordia di Dio sono stati ricevuti. E c'è il mistero di questa grande misericordia del Signore». E poi la speranza perché «noi camminiamo verso un incontro con tutti, col Signore. E dobbiamo chiedere al Signore questa grazia della speranza: la speranza che mai delude, mai! La speranza che è quella virtù di tutti i giorni, che ci porta avanti, ci aiuta a risolvere dei problemi e a cercare le vie d'uscita da tanti problemi, ma sempre avanti, avanti... Quella speranza feconda, quella virtù teologale di tutti i giorni, di tutti i momenti. Io dirò la virtù teologale “della cucina”, che è alla mano, che ci aiuta sempre. La speranza che non delude».