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sabato 19 aprile 2025
 
udienza generale
 

Il Papa: «Parlare con i santi e i defunti non è superstizione»

02/02/2022  Anche con i defunti si può parlare come con un amico presente. E chiedere il loro aiuto, come quello della Madonna e dei Santi. Ricordiamoci però che è sempre Cristo che salva, loro intercedono.

Parlare con i santi e con i nostri cari che non ci sono più non è una superstizione. Papa Francesco dedica la catechesi di questo mercoledì a San Giuseppe e alla comunione dei santi e spiega che è «grazie alla comunione dei santi che sentiamo vicini a noi i Santi e le Sante che sono nostri patroni, per il nome che portiamo, per la Chiesa a cui apparteniamo, per il luogo dove abitiamo, e così via. Ed è questa la fiducia che deve sempre animarci nel rivolgerci a loro nei momenti decisivi della nostra vita. Non è una cosa magica, non è una superstizione la devozione ai santi, è semplicemente parlare con un fratello una sorella che ha percorso una via giusta e ora è davanti a Dio e io parlo con questo fratello e questa sorella per una intercessione per una mia necessità».

Noi stessi abbiamo una devozione o la vediamo in altri, per esempio, una devozione ai vecchi genitori, «è una espressione di amore», dice Francesco. Sappiamo che «abbiamo degli amici in cielo, c’è un legame esistenziale che non si rompe».

A volte, sottolinea il Pontefice, «il cristianesimo può cadere in forme di devozione che sembrano riflettere una mentalità più pagana che cristiana. La differenza fondamentale sta nel fatto che la nostra preghiera e la devozione del popolo fedele non si basa sulla fiducia in un essere umano, o in un’immagine o in un oggetto, anche quando sappiamo che essi sono sacri. Persino quando ci affidiamo pienamente all’intercessione di un santo, o ancora di più della Vergine Maria, la nostra fiducia ha valore soltanto in rapporto a Cristo. E il legame che ci unisce a Lui e tra di noi ha un nome specifico: “comunione dei santi”. Non sono i santi a operare i miracoli, ma soltanto la grazia di Dio che agisce attraverso di loro».

E spiega che «la “comunione dei santi” è la comunità dei peccatori salvati. Tutti sono a casa anche i bestemmiatori, questa è la comunione dei Santi, che tiene insieme la comunità dei credenti e chi è in cielo». Non solo, «in virtù della comunione dei santi, ogni membro della Chiesa è legato a me in maniera profonda, e questo legame è talmente forte che non può essere rotto neppure dalla morte. Infatti, la comunione dei santi non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Pensiamo, cari fratelli e sorelle: in Cristo nessuno può mai veramente separarci da coloro che amiamo; cambia solo il modo di essere insieme a loro, ma niente e nessuno può rompere questo legame. La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel Cielo».

Ai fratelli e alle sorelle che ci hanno preceduto possiamo rivolgerci sempre, come si fa con un amico presente accanto a noi. «Tutti abbiamo bisogno di amici; tutti abbiamo bisogno di relazioni significative che ci aiutino ad affrontare la vita. Anche Gesù aveva i suoi amici, e ad essi si è rivolto nei momenti più decisivi della sua esperienza umana. Nella storia della Chiesa ci sono delle costanti che accompagnano la comunità credente: anzitutto il grande affetto e il legame fortissimo che la Chiesa ha sempre sentito nei confronti di Maria, Madre di Dio e Madre nostra. Ma anche lo speciale onore e affetto che ha tributato a San Giuseppe. In fondo, Dio affida a lui le cose più preziose che ha: suo Figlio Gesù e la Vergine Maria».

E allora Francesco insegna anche una preghiera, che lui recita da oltre 40 anni tutti i giorni, proprio per rivolgerci a San Giuseppe e chiedere la sua protezione. «Più che una preghiera è una sfida a questo padre, a questo custode nostro che è san Giuseppe», dice. «Sarebbe bello che voi la imparaste: “Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto”, ed è qui la sfida», spiega Francesco, «“presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere. Amen”». E poi aggiunge, spiegando le urla che si erano sentite durante la preghiera: «Avete sentito gridare, è un fratello che ha un problema fisico, psichico, spirituale, è un fratello nostro in problema. Se gridava è perché soffre, ha qualche bisogno, non essere sordi al bisogno di questo fratello. E allora preghiamo per lui con una Ave Maria».

 

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