La Bibbia ci autorizza a pensare Dio
anche nel suo volto “materno”. E ci dice che
se anche una donna si dimenticasse di suo figlio, il Signore non potrà mai dimenticarsi
di noi, né abbandonarci. In tempi nei
quali assistiamo a episodi inauditi di violenza
non solo di padri, ma anche di madri,
su bambini inermi, ricordarcelo non
è fuori luogo. Né dobbiamo dimenticare
che pensare Dio come sessuato è un antropomorfismo, che potrebbe risultare fuorviante,
se inteso in termini esclusivi. Dio è
oltre le differenze sessuali, perché è fuori
del tempo e delle contingenze mondane.
Quando però il Figlio si incarna, entra in
questa differenza e non può che assumere
una delle modalità in cui l’umano si esprime.
Se si fosse incarnato al femminile, si
sarebbe potuta avanzare la stessa obiezione
dal punto di vista maschile. E allora,
siccome la storia non si fa con i se e i ma,
stiamo dentro l’evento, non alimentiamo
inutili fantasie ispirate a machismo o femminismo,
e lasciamoci guidare dalla tenerezza
materna di Dio, incarnata in Cristo
Gesù e vissuta nella madre Chiesa.