Si moltiplicano sempre di più i tentativi di giustificare la figura del sacerdote. Come sempre, il diffondersi di questa ricerca di motivazioni mette in evidenza che il problema esiste davvero. Ce lo diciamo magari sottovoce, ma siamo capaci di riconoscere che, come preti, attraversiamo una crisi d’identità: non sappiamo più chi siamo né quale sia con precisione il nostro compito. Sulla diagnosi siamo più o meno tutti d’accordo, ma sulla terapia vaghiamo ancora nel buio!
Alcuni puntano il dito contro la formazione offerta nei seminari, altri guardano con preoccupazione al clima diffuso nell’opinione pubblica nei confronti dei sacerdoti. Ancor di più, coloro che sono impegnati in prima linea nelle parrocchie si trovano ad affrontare situazioni per le quali non sempre sono preparati: bisogna diventare amministratori senza adeguate risorse, viene chiesto di essere leader senza essere necessariamente predisposti per carattere a svolgere questo ruolo.
Più in generale, il sacerdote oggi è portatore di un messaggio che non va di moda, con il rischio sempre più evidente di rifugiarsi nelle mode con l’illusione di essere graditi, accolti, compresi. In una realtà così complessa, è facile non capire più quale sia la propria identità. Un timido suggerimento potrebbe essere quello di ritrovare il proprio fondamento: come sacerdoti, abbiamo scelto di vivere una relazione personale e totalizzante con Dio. Ma ci prendiamo cura di coltivare questa relazione? Forse occorre ritrovare tempi e modi per rimettere questo desiderio originario al centro della nostra vita.
Possiamo provare poi a fare tutto il resto, ma solo come vie per testimoniare questa nostra identità di uomini di Dio. Solo se ciò che conta per noi è vivere questa relazione con Dio, allora sarà meno pesante affrontare anche l’incomprensione e la mancanza di gratificazione. È la nostra vita spirituale che deve animare tutto quello che facciamo. Nella mia esperienza, vedo che un sacerdote comincia ad andare in crisi quando trascura la sua vita di preghiera, l’accompagnamento spirituale, i momenti di ritiro in cui dedicarsi al Signore. Solo nutrendo la vita spirituale, sarà possibile avere criteri per discernere e non lasciarsi travolgere dalle richieste, solo così ci sarà la forza per vivere e attraversare i propri fallimenti.