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Se fosse solo questione di numeri si potrebbe andare a constatare che Sinner e Alcaraz quest’anno si sono spartiti lo stesso esatto numero di punti (1651) e che dunque la bilancia tra loro è in perfetta parità. C’è del vero e non è un caso che quando se la giocano la differenza stia in un pochissimi punti e in una manciata scarsa di dettagli, nei quali come ricorda scherzando Adriano Panatta si nasconde un diavoletto, vero artefice delle regole astruse del tennis.
Vero è che Carlos Alcaraz quest’anno ha vinto otto titoli, Jannik Sinner sei e che al momento lo spagnolo, avanti negli scontri diretti, è il numero uno al mondo, mentre l’italiano ha il numero due. Eppure si può azzardare la considerazione che Sinner nel 2025 sia stato nei risultati che non solo si contano ma si pesano, in questa altalena destinata sbilanciarsi spesso, pendendo di un niente ora di qua ora di là, il miglior tennista al mondo.
Lo dice il fatto che ha giocato tutte e cinque le finali più importanti: Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, Us Open e Atp Finals, vincendone tre (Australia, Wimbledon e Finals), sfiorando la quarta vittoria, a Parigi, con tre match point falliti a disposizione e perdendo l’Us Open, menomato da una evidente difficoltà di salute, che ha impedito alla partita di decollare. Forse non i numeri ma gli incontri in cui si è giocato davvero ad armi pari, perché scevri da impedimenti esterni (problemi di salute come a Cincinnati o agli Us Open, o l’ingresso a freddo dopo il lungo stop imposto a Sinner per il caso Clostebol), dicono che Sinner ha avuto alla lunga qualcosa in più nella tenuta mentale, quell’elemento che lo porta a giocare i punti sotto pressione con eccezionale autocontrollo, che si allena ma non si inventa perché bisogna esserci così, e che lo costringe di tanto in tanto a ricordare al mondo, che si è abituato a pretendere da lui che non sbagli mai, di essere fatto di carne e cuore come tutti.
Intanto pesa sempre meno la specializzazione di superficie, c’è di sicuro ancora una piccola quota di preferenza per il cemento per Sinner e una piccola quota di preferenza per la terra rossa per Alcaraz, ma è un istmo che va assottigliando sempre di più. E il più delle volte, di qui in avanti, sarà una questione di momenti.
Ma il 2025 ha dimostrato, dopo il 2024 psicologicamente assai greve gestito al comando della classifica, che la razionalità e la lucidità pagano e qualche volta hanno la meglio sull’estro spavaldo. Anche perché Jannik Sinner sta imparando sempre meglio a mettere in pratica la fatica di resistere ai momenti difficili che nelle partite gli capitano senza demoralizzarsi e ad aspettare sulla riva del fiume, o sulla riga del campo, l’attimo di disattenzione altrui che gli servirà a risalire quando va sotto. Esattamente quello che è accaduto dopo il break del secondo set nella finale Atp Finals di Torino 2025.
Se a oggi Carlos Alcaraz è il giocatore più completo sul circuito, il più creativo, quello con più soluzioni tecniche nella racchetta a dispetto dei suoi 22 anni, Jannik Sinner, che ha ancora margini di miglioramento sul piano tecnico, è a oggi il più solido tatticamente, il più lucido: quello che sa sempre che cosa fare in campo e che, quando la pressione pesa in campo e fuori, sa farlo senza tremare.



